Lo slogan "uno vale uno" è stato sostituito dal più pragmatico "siamo in guerra: chi non è d'accordo fuori dalle palle". Queste due frasi meglio di altre rappresentano la trasformazione del M5S avvenuto con l'entrata nella cruda arena della politica nazionale...
Non è una semplice trasformazione della comunicazione, ma molto più profonda...
"Il passaggio da rete di gruppi locali a organizzazione nazionale ha richiesto un cambiamento importante. E la scelta è stata quella di una organizzazione estremamente verticale, per non dire militaristica: una cabina di comanda (Grillo e Casaleggio) e sotto tutti gli attivisti. Nessun quadro intermedio: ogni voce che prendeva troppa visibilità e autonomia e stata portata al silenzio, quando necessario con l'espulsione.
"Dividi et Impera" si potrebbe dire: più il movimento è diviso in cellule tra loro divise e non comunicanti e più è facile mantenere la guida."
"Siamo in guerra" del resto ha affermato Grillo e l'affermazione è pragmatica e comprensibile.
E guerra vuol dire non solo attacco frontale al nemico in ogni situazione (web in particolare) ma anche, e soprattutto, obbedienza e assenza di contradditorio. Il parere si può esprimere ma solo quando lo decide la cabina di comando (con le consultazioni). E sempre come singoli, senza organizzarsi in gruppi o correnti.
La strategia finora ha indubbiamente funzionato... ma per quanto potrà continuare lo stato di guerra permanente? E quali le conseguenze di "allenare" un movimento di persone incapaci di dialogare con gli altri ma solo di seguire fedelmente il loro leader attaccando con ferocia (verbale) gli interlocutori?
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